NOTIZIE DAL TERRITORIO
Società e cultura in Basilicata
Il mondo classico risplende nella seconda edizione della Notte Nazionale dei Licei
Venerdì 11 gennaio 2019, presso il Liceo classico di Viggiano (PZ), sede associata dell’I.I.S. “G. Peano” di Marsiconuovo, si è svolta la V edizione de “La Notte Nazionale del Liceo classico”, accolta, non senza rilevanti innovazioni, per il secondo anno consecutivo dall’Istituto valdagrino.
La manifestazione, nata nel 2014 da un’idea di Rocco Schembra, docente di Latino e Greco al Liceo classico «Gulli e Pennisi» di Acireale (CT), si è diffusa tanto da ottenere il patrocinio del MIUR e da coinvolgere 433 istituti che hanno deciso di mostrare al pubblico l’attualità, l’energia e il dinamismo del Liceo classico. Quest’anno l’evento ha cercato di assumere una prospettiva internazionale, attraverso la collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Atene e il patrocinio della Federazione delle Comunità e Confraternite Elleniche in Italia e della Cattedra di Lingua e Letteratura Neogreca di Sapienza Università di Roma.
Attraverso spettacoli teatrali, performances di ballo, esibizioni musicali, dibattiti, laboratori e tanto altro, gli studenti, i docenti e tutto il personale scolastico si sono impegnati per promuovere il valore della cultura umanistica e l’attualità del suo studio. Sono queste le finalità della serata: promuovere la formazione classica, considerata quale elemento fondante per la costruzione di una società autenticamente libera, e diffondere i valori di humanitas che da essa derivano, oltre che dare prova della modernità di questo percorso di studi, talvolta considerato ingiustamente obsoleto.
<<È più che una festa - spiega il professor Schembra - è un modo alternativo ed innovativo di fare scuola e di veicolare i contenuti, puntando su una formazione di natura diversa che non va a sostituire quella tradizionale, ma che le si affianca. Il bello consiste anche nei lunghi e laboriosi preparativi che la precedono, che fanno sì che gli studenti identifichino i locali in cui quotidianamente vivono le ansie e le aspettative di un cammino faticoso, ma gratificante, di studio con un ambiente ludico, in cui cultura vuol dire gioia, piacere di condivisione, rispetto dei tempi e delle parti. Tutti assieme, in una Italia finalmente unita nell'ideale di difesa, promozione e salvaguardia delle nostre radici più autentiche, quelle della civiltà greco-romana.>>
E dunque anche il Liceo di Viggiano ha spalancato le proprie porte ai cittadini, proponendo un ricco e variegato programma di attività che si sono svolte dalle 19.00 alle 24.00.
Infatti, in occasione della Notte Nazionale del Liceo classico, l’intera struttura scolastica si è trasformata in un grande laboratorio adibito al recupero e alla valorizzazione del mondo classico, con il prezioso contributo dell’indirizzo di Scienze Umane, che ha introdotto e approfondito tematiche della sfera sociale e psicologica.
Le attività pomeridiane hanno esaminato alcuni temi essenziali della vita greca e latina, senza trascurare questioni sociali e di attualità. Il laboratorio “ArteDonna”, ad esempio, ha messo in scena diverse figure femminili distintesi nel mondo delle arti figurative, della letteratura, della musica e dello spettacolo, a partire dal presupposto che l’esclusione delle donne da tale sfera abbia determinato una perdita irreparabile per l’umanità tutta. “Olumpikòs, Storie di sport dall’antica Grecia” ed “Eìdola, miti, concetti e personaggi” hanno trattato due contenuti rilevanti della classicità: lo sport, da una parte, e il mito, dall’altra; l’uno responsabile del benessere psicofisico del singolo, oltre che occasione di importanti riti cittadini, l’altro, invece, teso a scandire la profondità di una cultura che non smette mai di raccontarsi. E ancora “Insta Emotions”, un laboratorio artistico destinato allo studio dei moti emozionali attraverso la fotografia e l’immagine; e infine uno spazio, attivo nel corso di tutta la serata, adibito all’intrattenimento dei più piccoli.
Nel corso della serata, inoltre, gli studenti della IIIA hanno rappresentato, attraverso il teatro delle ombre, il viaggio di Odisseo. Lo spettacolo, dalle sfumature intimistiche e suggestive, ha dato modo di riscoprire il tormentato viaggio dell’eroe greco, il quale, dopo la conquista della città di Troia, vaga per dieci lunghi anni prima di poter tornare ad Itaca, in patria, per riabbracciare sua moglie, Penelope. Le ombre, evocative e stimolanti, insieme a un repertorio musicale piuttosto moderno e alle poesie della letteratura più recente, hanno dato vita a un prodotto originale e affascinante, offrendo una lettura intima, variegata e profonda del testo omerico.
Non sono mancati momenti di comicità, infatti la classe IA ha messo in scena la “Casina”, commedia degli equivoci del celebre drammaturgo romano Plauto. Dopo le due rappresentazioni, i presenti si sono raccolti in Aula magna, assistendo ad ulteriori performances di ballo, canto e soprattutto recitazione, con le rappresentazioni “Mille Sfumature”, “Gli sventurati amanti: Paolo e Francesca”, “Mirandolina”, “La morte di Giulio Cesare”. Le performances sono state accompagnate da intermezzi musicali a cura degli alunni e dalla coreografia “Se piovesse il tuo nome” delle ballerine della scuola di danza Ariadne.
Un’occasione, dunque, che ha dato prova della creatività, dello spirito d’iniziativa e delle capacità progettuali e organizzative degli studenti e dei loro docenti, derivanti proprio dagli studi classici.
La notte è solo l’altra forma del giorno, diceva l’olandese Escher; anche questa Notte del Liceo classico non è altro che l’altra faccia di una stessa medaglia, in altre parole, l’applicazione di contenuti, abilità e conoscenze che gli studenti del Liceo classico acquisiscono ogni giorno, grazie alla passione dei propri docenti, alle iniziative promosse dalla Dirigente, al proprio spirito di responsabilità e soprattutto grazie allo studio di contenuti eternamente vivi.
Di Aurora Alliegro
La manifestazione, nata nel 2014 da un’idea di Rocco Schembra, docente di Latino e Greco al Liceo classico «Gulli e Pennisi» di Acireale (CT), si è diffusa tanto da ottenere il patrocinio del MIUR e da coinvolgere 433 istituti che hanno deciso di mostrare al pubblico l’attualità, l’energia e il dinamismo del Liceo classico. Quest’anno l’evento ha cercato di assumere una prospettiva internazionale, attraverso la collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Atene e il patrocinio della Federazione delle Comunità e Confraternite Elleniche in Italia e della Cattedra di Lingua e Letteratura Neogreca di Sapienza Università di Roma.
Attraverso spettacoli teatrali, performances di ballo, esibizioni musicali, dibattiti, laboratori e tanto altro, gli studenti, i docenti e tutto il personale scolastico si sono impegnati per promuovere il valore della cultura umanistica e l’attualità del suo studio. Sono queste le finalità della serata: promuovere la formazione classica, considerata quale elemento fondante per la costruzione di una società autenticamente libera, e diffondere i valori di humanitas che da essa derivano, oltre che dare prova della modernità di questo percorso di studi, talvolta considerato ingiustamente obsoleto.
<<È più che una festa - spiega il professor Schembra - è un modo alternativo ed innovativo di fare scuola e di veicolare i contenuti, puntando su una formazione di natura diversa che non va a sostituire quella tradizionale, ma che le si affianca. Il bello consiste anche nei lunghi e laboriosi preparativi che la precedono, che fanno sì che gli studenti identifichino i locali in cui quotidianamente vivono le ansie e le aspettative di un cammino faticoso, ma gratificante, di studio con un ambiente ludico, in cui cultura vuol dire gioia, piacere di condivisione, rispetto dei tempi e delle parti. Tutti assieme, in una Italia finalmente unita nell'ideale di difesa, promozione e salvaguardia delle nostre radici più autentiche, quelle della civiltà greco-romana.>>
E dunque anche il Liceo di Viggiano ha spalancato le proprie porte ai cittadini, proponendo un ricco e variegato programma di attività che si sono svolte dalle 19.00 alle 24.00.
Infatti, in occasione della Notte Nazionale del Liceo classico, l’intera struttura scolastica si è trasformata in un grande laboratorio adibito al recupero e alla valorizzazione del mondo classico, con il prezioso contributo dell’indirizzo di Scienze Umane, che ha introdotto e approfondito tematiche della sfera sociale e psicologica.
Le attività pomeridiane hanno esaminato alcuni temi essenziali della vita greca e latina, senza trascurare questioni sociali e di attualità. Il laboratorio “ArteDonna”, ad esempio, ha messo in scena diverse figure femminili distintesi nel mondo delle arti figurative, della letteratura, della musica e dello spettacolo, a partire dal presupposto che l’esclusione delle donne da tale sfera abbia determinato una perdita irreparabile per l’umanità tutta. “Olumpikòs, Storie di sport dall’antica Grecia” ed “Eìdola, miti, concetti e personaggi” hanno trattato due contenuti rilevanti della classicità: lo sport, da una parte, e il mito, dall’altra; l’uno responsabile del benessere psicofisico del singolo, oltre che occasione di importanti riti cittadini, l’altro, invece, teso a scandire la profondità di una cultura che non smette mai di raccontarsi. E ancora “Insta Emotions”, un laboratorio artistico destinato allo studio dei moti emozionali attraverso la fotografia e l’immagine; e infine uno spazio, attivo nel corso di tutta la serata, adibito all’intrattenimento dei più piccoli.
Nel corso della serata, inoltre, gli studenti della IIIA hanno rappresentato, attraverso il teatro delle ombre, il viaggio di Odisseo. Lo spettacolo, dalle sfumature intimistiche e suggestive, ha dato modo di riscoprire il tormentato viaggio dell’eroe greco, il quale, dopo la conquista della città di Troia, vaga per dieci lunghi anni prima di poter tornare ad Itaca, in patria, per riabbracciare sua moglie, Penelope. Le ombre, evocative e stimolanti, insieme a un repertorio musicale piuttosto moderno e alle poesie della letteratura più recente, hanno dato vita a un prodotto originale e affascinante, offrendo una lettura intima, variegata e profonda del testo omerico.
Non sono mancati momenti di comicità, infatti la classe IA ha messo in scena la “Casina”, commedia degli equivoci del celebre drammaturgo romano Plauto. Dopo le due rappresentazioni, i presenti si sono raccolti in Aula magna, assistendo ad ulteriori performances di ballo, canto e soprattutto recitazione, con le rappresentazioni “Mille Sfumature”, “Gli sventurati amanti: Paolo e Francesca”, “Mirandolina”, “La morte di Giulio Cesare”. Le performances sono state accompagnate da intermezzi musicali a cura degli alunni e dalla coreografia “Se piovesse il tuo nome” delle ballerine della scuola di danza Ariadne.
Un’occasione, dunque, che ha dato prova della creatività, dello spirito d’iniziativa e delle capacità progettuali e organizzative degli studenti e dei loro docenti, derivanti proprio dagli studi classici.
La notte è solo l’altra forma del giorno, diceva l’olandese Escher; anche questa Notte del Liceo classico non è altro che l’altra faccia di una stessa medaglia, in altre parole, l’applicazione di contenuti, abilità e conoscenze che gli studenti del Liceo classico acquisiscono ogni giorno, grazie alla passione dei propri docenti, alle iniziative promosse dalla Dirigente, al proprio spirito di responsabilità e soprattutto grazie allo studio di contenuti eternamente vivi.
Di Aurora Alliegro
VIGGIANO NON FINISCE MAI DI STUPIRE
In questa rubrica ci occupiamo, come avrete intuito, di notizie riguardanti il territorio della Val d’Agri.
Oggi ci spostiamo nell’affascinante borgo di Viggiano. Qui, grazie all’impegno dell’amministrazione comunale, diverse “capsule del tempo” sono state riscoperte e restaurate per essere nuovamente utilizzate, ne è un esempio l’antichissima Chiesa situata nel cuore del paese, un tempo chiamata “Chiesa della buona morte” o, secondo un antico detto popolare, Chiesa del Morticello.
Questo importante luogo di culto era così chiamato perché ha ospitato fino al 1958/59 le ossa dei bambini che morivano sotto i due anni.
Ma c’è di più, infatti, durante i lavori sono stati ritrovati e riportati alla luce antichissimi affreschi raffiguranti varie scene dell’antico testamento. Questa scoperta ha emozionato la popolazione viggianese che mai avrebbe immaginato un simile ritrovamento; si stima infatti che questi meravigliosi affreschi risalgano al 1730. La chiesa, in gran parte murata e trasformata in un cinema dal precedente parroco Don Francesco, ha rivelato anche un grande presbiterio di forma semicircolare in cui si eseguivano i canti gregoriani.
L’amministrazione comunale, per quanto riguarda i progetti di restauro, ha dichiarato di voler trasformare questo capolavoro della storia in un teatro. Per quanto ci riguarda, siamo fiduciosi nei lavori di recupero.
Di Matteo Moscogiuri
Oggi ci spostiamo nell’affascinante borgo di Viggiano. Qui, grazie all’impegno dell’amministrazione comunale, diverse “capsule del tempo” sono state riscoperte e restaurate per essere nuovamente utilizzate, ne è un esempio l’antichissima Chiesa situata nel cuore del paese, un tempo chiamata “Chiesa della buona morte” o, secondo un antico detto popolare, Chiesa del Morticello.
Questo importante luogo di culto era così chiamato perché ha ospitato fino al 1958/59 le ossa dei bambini che morivano sotto i due anni.
Ma c’è di più, infatti, durante i lavori sono stati ritrovati e riportati alla luce antichissimi affreschi raffiguranti varie scene dell’antico testamento. Questa scoperta ha emozionato la popolazione viggianese che mai avrebbe immaginato un simile ritrovamento; si stima infatti che questi meravigliosi affreschi risalgano al 1730. La chiesa, in gran parte murata e trasformata in un cinema dal precedente parroco Don Francesco, ha rivelato anche un grande presbiterio di forma semicircolare in cui si eseguivano i canti gregoriani.
L’amministrazione comunale, per quanto riguarda i progetti di restauro, ha dichiarato di voler trasformare questo capolavoro della storia in un teatro. Per quanto ci riguarda, siamo fiduciosi nei lavori di recupero.
Di Matteo Moscogiuri
A Sasso di Castalda l’XI Riconoscimento “Mimmo Beneventano”:
un inno al coraggio e alla legalità
Io urlo. Io lotto e mi ribello.
È con queste parole drammatiche e taglienti che si apre la poesia “Io urlo”, composta da Domenico Beneventano, medico, giornalista e amministratore di origini lucane ucciso dalla camorra nel 1980 a Ottaviano (NA).
Un inno che intona le note più gravi del coraggio, della ribellione, della disubbidienza. Un grido nel deserto che esorta ad aizzare il fuoco degli ideali più nobili e a soffiare con forza nel vento della rivoluzione, urlando all’unisono per cause di interesse comune.
Prima uomo e poi medico, Mimmo Beneventano ottempera al suo dovere col chiaro intento di soccorrere ed aiutare i più bisognosi, non potendo ignorarne le difficoltà.
Mimmo avverte l'esigenza di rovesciare in modo inequivocabile e definitivo un sistema di sopraffazioni e diseguaglianze, alla luce di un disegno altruistico. Nel maggio del 1975 si candida e viene eletto consigliere comunale nelle liste del Partito Comunista Italiano ad Ottaviano.
Al centro del suo impegno politico la lotta alle infiltrazioni della camorra nelle amministrazioni locali, negli anni in cui Ottaviano è il feudo indiscusso di Raffaele Cutolo e della Nuova Camorra Organizzata (NCO).
Le sue denunce e la sua intransigenza morale lo rendono un personaggio scomodo, tanto da indurre Raffaele Cutolo e altri camorristi (come stabilirà la sentenza giudiziaria) a stroncare la sua vita in un agguato.
Le vicende biografiche di Mimmo Beneventano, la sua indole determinata e intollerante di fronte alle ingiustizie e infine la sua trasparenza nell’azione politica non potevano cadere nel silenzio. Hanno infatti ispirato l'associazione Libera Basilicata, che da undici anni, insieme alla Fondazione Mimmo Beneventano e al Comune di Sasso di Castalda (PZ), organizza il Riconoscimento Beneventano, conferito a giornalisti, scrittori e amministratori che si sono distinti nella lotta all'illegalità.
Domenica 11 novembre 2018, a Sasso di Castalda, il paese che ospita le spoglie mortali di Mimmo Beneventano e che nel 2015 gli ha dedicato il “Sentiero della legalità”, è stato teatro della premiazione dell’undicesima edizione.
Anche quest'anno sono stati due i premiati. Il primo, Re.Co.Sol., la Rete dei Comuni Solidali impegnata in Italia e all'estero in progetti di sostegno internazionale e accoglienza dei migranti, nonché promotrice della campagna di solidarietà #iostoconRiace.
Il secondo, Sacha Biazzo, giovane giornalista e videoreporter potentino, autore dell’inchiesta scottante “Bloody Money”, condotta con la redazione di fanpage.it, di cui Sacha fa parte, e incentrata sulla corruzione nell’ambito della gestione dei rifiuti in Campania.
A ritirare il premio in rappresentanza di Re.Co.Sol Maurizio Del Bufalo, il quale ha evidenziato la necessità di continuare a supportare progetti di cooperazione decentrata che già coinvolgono trecento comuni in tutta Italia e ben diciassette regioni.
E ancora Del Bufalo ha insistito con soddisfazione sull’operato della suddetta associazione a favore di Mimmo Lucano, il sindaco di Riace (RC) recentemente confinato ai domiciliari e poi sospeso con divieto di dimora. Anche Mimmo Lucano ha aderito a Re.Co.Sol, dalla quale è stato tenacemente sostenuto per i suoi progetti visionari che, secondo l’Associazione, hanno gettato i semi del futuro socio-economico e demografico dell’intera Europa.
Tanto ha fatto discutere il suo sistema innovativo e integrativo di accoglienza dei migranti, il cosiddetto “Modello Riace”, che ha rilanciato l’economia e la demografia del luogo, da diventare quasi un fatto politico, attirando i riflettori dei media internazionali e ispirando persino il cinema, con Il volo di Wim Wenders.
Il Riconoscimento è stato poi attribuito a Sacha Biazzo perché «con il suo lavoro, e in modo particolare con l’inchiesta “Bloody Money”, ci dimostra che il diritto all’informazione, soprattutto per quanto riguarda la salute e la sicurezza dei cittadini, è un valore inestimabile che non deve mai temere e mai farsi condizionare da nessun potere».
Il lavoro della redazione di fanpage.it ha sicuramente lasciato una forte impronta nel mondo del giornalismo di inchiesta e, a raccontarlo, sembrerebbe quasi la trama di un giallo particolarmente avvincente.
Sacha lo ha definito «un gioco pericoloso che sembrava non avesse mai fine». Un gioco che ha rivelato rapporti inediti tra politica e criminalità, scanditi da interessi economici legati al traffico e alla gestione dei rifiuti, oltre che al business dei migranti.
Il protagonista di questo gioco è Nunzio Perrella, ex boss della camorra, il quale ha gestito per anni il traffico dei rifiuti in Italia e dopo 21 anni di arresti è stato rilasciato. Nunzio decide di infiltrarsi di nuovo nell’ambiente mafioso per aiutare a smascherare criminali rimasti impuniti. Per cinque mesi lui e fanpage.it viaggiano per tutta Italia, incontrando centinaia di trafficanti di rifiuti, spietati camorristi, imprenditori spregiudicati e politici corrotti. Con una telecamera nascosta Nunzio aiuta a svelare nomi bollenti, azioni criminose e infiltrazioni imprevedibili.
Con una straordinaria potenza visiva e un incredibile spirito investigativo, Sacha, nel febbraio 2018, pubblica l’inchiesta che fece arrabbiare, denominandola “Bloody Money” per riaffermare che il denaro deve avere ancora un colore, che bisogna distinguere un guadagno onesto da un profitto sporco, frutto di soprusi, abusi e azioni sanguinose.
E allora, in un periodo storico dominato dal qualunquismo e dal disimpegno, in una società in cui imperano corruzione e indifferenza di fronte a simili angherie, appare essenziale ricordare personalità come Mimmo Beneventano e commemorarle con progetti autenticamente liberi.
In questo scenario complessivo appaiono salvifiche le testimonianze dei due premiati, l’uno a scandire l’importanza della solidarietà tra le comunità, dell’unione fra i popoli, degli effetti positivi del multiculturalismo, l’altro a dimostrazione che esiste un’informazione libera, trasparente, che, costi quel che costi, lotta quotidianamente per difendere e ricercare la verità.
E soprattutto sembra che Beneventano abbia finalmente trovato degli interlocutori, qualcuno che condivida i suoi progetti di celebrazione dell’umanità e di promozione della legalità. Sembra, oggi, che qualcuno abbia risposto al richiamo degli ultimi versi della sua più celebre poesia:
Fate solo un cenno con gli occhi:
mi sentirò più forte
e non soltanto illuso.
Di Aurora Alliegro
È con queste parole drammatiche e taglienti che si apre la poesia “Io urlo”, composta da Domenico Beneventano, medico, giornalista e amministratore di origini lucane ucciso dalla camorra nel 1980 a Ottaviano (NA).
Un inno che intona le note più gravi del coraggio, della ribellione, della disubbidienza. Un grido nel deserto che esorta ad aizzare il fuoco degli ideali più nobili e a soffiare con forza nel vento della rivoluzione, urlando all’unisono per cause di interesse comune.
Prima uomo e poi medico, Mimmo Beneventano ottempera al suo dovere col chiaro intento di soccorrere ed aiutare i più bisognosi, non potendo ignorarne le difficoltà.
Mimmo avverte l'esigenza di rovesciare in modo inequivocabile e definitivo un sistema di sopraffazioni e diseguaglianze, alla luce di un disegno altruistico. Nel maggio del 1975 si candida e viene eletto consigliere comunale nelle liste del Partito Comunista Italiano ad Ottaviano.
Al centro del suo impegno politico la lotta alle infiltrazioni della camorra nelle amministrazioni locali, negli anni in cui Ottaviano è il feudo indiscusso di Raffaele Cutolo e della Nuova Camorra Organizzata (NCO).
Le sue denunce e la sua intransigenza morale lo rendono un personaggio scomodo, tanto da indurre Raffaele Cutolo e altri camorristi (come stabilirà la sentenza giudiziaria) a stroncare la sua vita in un agguato.
Le vicende biografiche di Mimmo Beneventano, la sua indole determinata e intollerante di fronte alle ingiustizie e infine la sua trasparenza nell’azione politica non potevano cadere nel silenzio. Hanno infatti ispirato l'associazione Libera Basilicata, che da undici anni, insieme alla Fondazione Mimmo Beneventano e al Comune di Sasso di Castalda (PZ), organizza il Riconoscimento Beneventano, conferito a giornalisti, scrittori e amministratori che si sono distinti nella lotta all'illegalità.
Domenica 11 novembre 2018, a Sasso di Castalda, il paese che ospita le spoglie mortali di Mimmo Beneventano e che nel 2015 gli ha dedicato il “Sentiero della legalità”, è stato teatro della premiazione dell’undicesima edizione.
Anche quest'anno sono stati due i premiati. Il primo, Re.Co.Sol., la Rete dei Comuni Solidali impegnata in Italia e all'estero in progetti di sostegno internazionale e accoglienza dei migranti, nonché promotrice della campagna di solidarietà #iostoconRiace.
Il secondo, Sacha Biazzo, giovane giornalista e videoreporter potentino, autore dell’inchiesta scottante “Bloody Money”, condotta con la redazione di fanpage.it, di cui Sacha fa parte, e incentrata sulla corruzione nell’ambito della gestione dei rifiuti in Campania.
A ritirare il premio in rappresentanza di Re.Co.Sol Maurizio Del Bufalo, il quale ha evidenziato la necessità di continuare a supportare progetti di cooperazione decentrata che già coinvolgono trecento comuni in tutta Italia e ben diciassette regioni.
E ancora Del Bufalo ha insistito con soddisfazione sull’operato della suddetta associazione a favore di Mimmo Lucano, il sindaco di Riace (RC) recentemente confinato ai domiciliari e poi sospeso con divieto di dimora. Anche Mimmo Lucano ha aderito a Re.Co.Sol, dalla quale è stato tenacemente sostenuto per i suoi progetti visionari che, secondo l’Associazione, hanno gettato i semi del futuro socio-economico e demografico dell’intera Europa.
Tanto ha fatto discutere il suo sistema innovativo e integrativo di accoglienza dei migranti, il cosiddetto “Modello Riace”, che ha rilanciato l’economia e la demografia del luogo, da diventare quasi un fatto politico, attirando i riflettori dei media internazionali e ispirando persino il cinema, con Il volo di Wim Wenders.
Il Riconoscimento è stato poi attribuito a Sacha Biazzo perché «con il suo lavoro, e in modo particolare con l’inchiesta “Bloody Money”, ci dimostra che il diritto all’informazione, soprattutto per quanto riguarda la salute e la sicurezza dei cittadini, è un valore inestimabile che non deve mai temere e mai farsi condizionare da nessun potere».
Il lavoro della redazione di fanpage.it ha sicuramente lasciato una forte impronta nel mondo del giornalismo di inchiesta e, a raccontarlo, sembrerebbe quasi la trama di un giallo particolarmente avvincente.
Sacha lo ha definito «un gioco pericoloso che sembrava non avesse mai fine». Un gioco che ha rivelato rapporti inediti tra politica e criminalità, scanditi da interessi economici legati al traffico e alla gestione dei rifiuti, oltre che al business dei migranti.
Il protagonista di questo gioco è Nunzio Perrella, ex boss della camorra, il quale ha gestito per anni il traffico dei rifiuti in Italia e dopo 21 anni di arresti è stato rilasciato. Nunzio decide di infiltrarsi di nuovo nell’ambiente mafioso per aiutare a smascherare criminali rimasti impuniti. Per cinque mesi lui e fanpage.it viaggiano per tutta Italia, incontrando centinaia di trafficanti di rifiuti, spietati camorristi, imprenditori spregiudicati e politici corrotti. Con una telecamera nascosta Nunzio aiuta a svelare nomi bollenti, azioni criminose e infiltrazioni imprevedibili.
Con una straordinaria potenza visiva e un incredibile spirito investigativo, Sacha, nel febbraio 2018, pubblica l’inchiesta che fece arrabbiare, denominandola “Bloody Money” per riaffermare che il denaro deve avere ancora un colore, che bisogna distinguere un guadagno onesto da un profitto sporco, frutto di soprusi, abusi e azioni sanguinose.
E allora, in un periodo storico dominato dal qualunquismo e dal disimpegno, in una società in cui imperano corruzione e indifferenza di fronte a simili angherie, appare essenziale ricordare personalità come Mimmo Beneventano e commemorarle con progetti autenticamente liberi.
In questo scenario complessivo appaiono salvifiche le testimonianze dei due premiati, l’uno a scandire l’importanza della solidarietà tra le comunità, dell’unione fra i popoli, degli effetti positivi del multiculturalismo, l’altro a dimostrazione che esiste un’informazione libera, trasparente, che, costi quel che costi, lotta quotidianamente per difendere e ricercare la verità.
E soprattutto sembra che Beneventano abbia finalmente trovato degli interlocutori, qualcuno che condivida i suoi progetti di celebrazione dell’umanità e di promozione della legalità. Sembra, oggi, che qualcuno abbia risposto al richiamo degli ultimi versi della sua più celebre poesia:
Fate solo un cenno con gli occhi:
mi sentirò più forte
e non soltanto illuso.
Di Aurora Alliegro
MEMORIE DI GIOVANNI PASCOLI
Il giorno 17 novembre 2018, a Viggiano (PZ), presso la sede del Liceo classico G. Peano, si è svolta una conferenza riguardante Giovanni Pascoli, poeta, accademico e critico letterario italiano, commissario d'esame nel 1884 nella suddetta cittadina, presso l’allora fiorente Convitto Ginnasio “S.Pellico”.
L’incontro è stato tenuto dai professori Vittorio Prinzi, ex docente di storia e filosofia del Liceo classico di Viggiano, e Giovanni Caserta, docente del Liceo classico di Matera.
Ad aprire la conferenza è stata la dirigente del Liceo Serafina Rotondaro, la quale ha ricordato la precedente intitolazione della scuola a Giovanni Pascoli.
Successivamente ha preso parola il professore Prinzi, che ha mostrato alcuni documenti che riguardano il poeta, evidenziando il suo amore per Viggiano. Infatti, in una sua famosa lettera al Carducci, Giovanni Pascoli affermava: “II paese non è grande, ma nemmeno piccolo, l’aria ottima, pittoreschi dintorni, le rovine di Grumentum a pochi passi; arpeggiamenti per tutto il paese, che fanno di Viggiano l’Antissa della Lucania”.
In particolare nella lettera alla sorella, Pascoli descriveva il piacere che provava nell'udire gli arpeggi echeggianti in tutto il paese, oltre a esprimere la mancanza per le due sorelle e per il compianto padre a cui il poeta era molto affezionato.
Infine è intervenuto il professore Giovanni Caserta, che ha raccontato le vicende che hanno caratterizzato la drammatica adolescenza del Pascoli, e in particolare la traumatica morte del padre, che ha condizionato la sua vita e il suo pensiero.
Di Matteo Moscogiuri
L’incontro è stato tenuto dai professori Vittorio Prinzi, ex docente di storia e filosofia del Liceo classico di Viggiano, e Giovanni Caserta, docente del Liceo classico di Matera.
Ad aprire la conferenza è stata la dirigente del Liceo Serafina Rotondaro, la quale ha ricordato la precedente intitolazione della scuola a Giovanni Pascoli.
Successivamente ha preso parola il professore Prinzi, che ha mostrato alcuni documenti che riguardano il poeta, evidenziando il suo amore per Viggiano. Infatti, in una sua famosa lettera al Carducci, Giovanni Pascoli affermava: “II paese non è grande, ma nemmeno piccolo, l’aria ottima, pittoreschi dintorni, le rovine di Grumentum a pochi passi; arpeggiamenti per tutto il paese, che fanno di Viggiano l’Antissa della Lucania”.
In particolare nella lettera alla sorella, Pascoli descriveva il piacere che provava nell'udire gli arpeggi echeggianti in tutto il paese, oltre a esprimere la mancanza per le due sorelle e per il compianto padre a cui il poeta era molto affezionato.
Infine è intervenuto il professore Giovanni Caserta, che ha raccontato le vicende che hanno caratterizzato la drammatica adolescenza del Pascoli, e in particolare la traumatica morte del padre, che ha condizionato la sua vita e il suo pensiero.
Di Matteo Moscogiuri