SPORT
Filosofia dello sport: un ideale nel gioco
Why always me?
Qualche giorno fa, l’Inter ha lanciato sui social una campagna contro il razzismo sotto l’acronimo “BUU”, ovvero “Brother Universally United”, per sconfiggere questa piaga che ormai in Italia dilaga da anni. Nel video di questa iniziativa compaiono vari personaggi che hanno fatto la storia del club nerazzurro, come Javier Zanetti, Luis Figo, ma soprattutto il camerunese Samuel Eto’o. Eto’o è stato molte volte vittima di cori razzisti, sia qui in Italia, sia in Spagna quando giocava nel Barcellona.
Ricordiamo soprattutto la storica partita Cagliari-Inter del 17 ottobre 2010, dove Eto’o chiese all’arbitro di sospendere l’incontro poiché si erano levati contro di lui cori razzisti da parte dei tifosi sardi. L’arbitro Tagliavento fermò il gioco per qualche minuto, e invitò lo speaker dello stadio ad avvertire i tifosi che se avessero continuato, la partita sarebbe stata sospesa. Eto’o si prese poi una bella rivincita segnando un gol, ed esultò imitando una scimmia.
Da quell’ottobre 2010, facciamo un salto fino al 26 dicembre 2018. Si sta disputando la diciottesima giornata di Serie A. Big match del giorno: Inter-Napoli. I tifosi nerazzurri accolgono la squadra avversaria intonando cori contro il Sud e contro Napoli, ma la situazione degenera quando il difensore del Napoli Kaliduo Koulibaly, senegalese, diviene l’oggetto di cori razzisti. Diverse volte il giocatore chiede all’arbitro Mazzoleni di sospendere la partita, ma la sua richiesta non viene esaudita. La partita continua in un clima di tensione, ma senza particolari intoppi in campo. Questo finché Koulibaly non viene ammonito per un duro intervento sull’attaccante dell’Inter Politano. Il senegalese, stizzito, applaude l’arbitro come a voler dire “Bravo, ammoniscimi invece di sospendere la partita.” Questo gesto costa al giocatore un secondo giallo, perciò viene espulso tra le proteste dei compagni e il rammarico dei suoi avversari. Il resto del match diviene un calvario per il Napoli, che perde 0-1 fra rabbia e nervosismo.
L’episodio fa il giro del mondo, provocando l’indignazione di molti calciatori di colore e non, e viene condannato dall’opinione pubblica. Il 18 gennaio 2019, l’Inter decide di dare inizio alla sua campagna contro il razzismo. L’iniziativa viene accolta con gioia da tutto il mondo del calcio e durante la partita contro il Sassuolo, tutti i giocatori indossano una divisa sulla quale è scritto “BUU”.
E io mi chiedo: quante cose dobbiamo ancora imparare? Eppure, episodi del genere, in Inghilterra, vengono severamente puniti con multe salate e la sospensione dagli stadi.
Situazioni come queste dimostrano che i vari episodi di razzismo in campo che hanno visto protagonisti Balotelli, Eto’o, Boateng e molti altri calciatori non hanno insegnato nulla al calcio italiano e che c’è ancora molto da fare per estirpare dalla società questa piaga che si espande a macchia d’olio.
Di Mariapia Panzardi
Ricordiamo soprattutto la storica partita Cagliari-Inter del 17 ottobre 2010, dove Eto’o chiese all’arbitro di sospendere l’incontro poiché si erano levati contro di lui cori razzisti da parte dei tifosi sardi. L’arbitro Tagliavento fermò il gioco per qualche minuto, e invitò lo speaker dello stadio ad avvertire i tifosi che se avessero continuato, la partita sarebbe stata sospesa. Eto’o si prese poi una bella rivincita segnando un gol, ed esultò imitando una scimmia.
Da quell’ottobre 2010, facciamo un salto fino al 26 dicembre 2018. Si sta disputando la diciottesima giornata di Serie A. Big match del giorno: Inter-Napoli. I tifosi nerazzurri accolgono la squadra avversaria intonando cori contro il Sud e contro Napoli, ma la situazione degenera quando il difensore del Napoli Kaliduo Koulibaly, senegalese, diviene l’oggetto di cori razzisti. Diverse volte il giocatore chiede all’arbitro Mazzoleni di sospendere la partita, ma la sua richiesta non viene esaudita. La partita continua in un clima di tensione, ma senza particolari intoppi in campo. Questo finché Koulibaly non viene ammonito per un duro intervento sull’attaccante dell’Inter Politano. Il senegalese, stizzito, applaude l’arbitro come a voler dire “Bravo, ammoniscimi invece di sospendere la partita.” Questo gesto costa al giocatore un secondo giallo, perciò viene espulso tra le proteste dei compagni e il rammarico dei suoi avversari. Il resto del match diviene un calvario per il Napoli, che perde 0-1 fra rabbia e nervosismo.
L’episodio fa il giro del mondo, provocando l’indignazione di molti calciatori di colore e non, e viene condannato dall’opinione pubblica. Il 18 gennaio 2019, l’Inter decide di dare inizio alla sua campagna contro il razzismo. L’iniziativa viene accolta con gioia da tutto il mondo del calcio e durante la partita contro il Sassuolo, tutti i giocatori indossano una divisa sulla quale è scritto “BUU”.
E io mi chiedo: quante cose dobbiamo ancora imparare? Eppure, episodi del genere, in Inghilterra, vengono severamente puniti con multe salate e la sospensione dagli stadi.
Situazioni come queste dimostrano che i vari episodi di razzismo in campo che hanno visto protagonisti Balotelli, Eto’o, Boateng e molti altri calciatori non hanno insegnato nulla al calcio italiano e che c’è ancora molto da fare per estirpare dalla società questa piaga che si espande a macchia d’olio.
Di Mariapia Panzardi
TESTA A TESTA
Prendiamo due calciatori. Attaccanti. Rivali. O almeno, rivali per i mass media.
Sì, loro due. Gli unici a cui state pensando in questo momento: Cristiano Ronaldo e Lionel Messi.
Da ormai dieci anni questi due fuoriclasse dominano la scena del calcio mondiale. Uno portoghese, l’altro argentino. Uno l’erede di Eusebio, l’altro di Maradona. Due modi di giocare differenti. Due caratteri completamente diversi. Solo una cosa li accomuna: sono i migliori della loro generazione.
Per poterli mettere a confronto in maniera oggettiva utilizzerò diversi criteri: finalizzazione, dribbling, velocità, gioco aereo, passaggi, primo tocco e resistenza del piede debole.
Partiamo da ciò che riesce meglio a entrambi: la finalizzazione. Negli ultimi anni, questi due da soli hanno segnato più gol rispetto a numerose squadre messe insieme.
Il portoghese è un abilissimo finalizzatore: che si tratti di un angolo chiuso o di un tiro dalla lunga distanza, Ronaldo troverà comunque il modo di segnare, questo soprattutto grazie alla sua grande potenza di tiro. Messi, invece, alla potenza preferisce la precisione. Provate a guardare qualcuna delle sue punizioni: se le sbaglia, le sbaglia di poco. Altrimenti, sono sempre spettacolari. Anche su azione, l’argentino magari non buca la rete come fa Ronaldo, ma il suo sinistro riesce comunque a centrare l’angolino.
Il dribbling invece, è tutta un’altra storia. Ai tempi dello United, Ronaldo era uno dei migliori dribblatori al mondo, ma col tempo, il suo dribbling è diventato ripetitivo e ciò lo ha reso abbastanza prevedibile, anche se rimane comunque un buon dribblatore.
Al contrario, Messi ha fatto del dribbling una parte integrante del suo gioco: sembra irreale il modo in cui la palla gli rimane incollata al piede. Grazie alla sua tecnica, è riuscito a complicare la vita a molti esperti difensori, uno su tutti Sergio Ramos.
Un buon attaccante deve saper essere veloce. Questo è un principio fondamentale nel calcio. Quando si tratta di superare i difensori avversari, Ronaldo è fenomenale. La sua grande forze muscolare unita alla sua longilinea struttura fisica gli consente di correre con ampie falcate e di coprire molto campo in poco tempo, soprattutto quando riesce a trovare abbastanza spazio per correre.
Messi corre con brevi falcate, come ci si aspetterebbe da uno della sua statura, e questo gli permette di girarsi meglio e di avere un miglior controllo della palla, infatti in questo modo ha segnato moltissimi gol.
Se c’è una cosa in cui Ronaldo batte nettamente Messi, è il gioco aereo.
C’è comunque da dire che l’argentino è alto appena un metro e settanta, quindi è logico che sfiguri un po’ di fronte al metro e ottantacinque del portoghese.
Ronaldo, però, non salta: vola. La sua stupenda tecnica di salto gli permette di rimanere in aria per molto tempo e di centra con esattezza la porta.
Messi ha sì segnato qualche gol di testa (uno su tutti, quello della finale di Champions del 2009 giocata all’Olimpico, vinta dal Barça proprio contro lo United di Ronaldo), ma non è comunque un grande saltatore.
Quanto ai passaggi, bisogna ammettere che in questo campo Messi è decisamente superiore, complice anche il fatto di aver avuto come maestri gente come Xavi, Guardiola e Iniesta. Il blaugrana è un prolifico assist-man, e anche quando viene marcato da più difensori, riesce a beffare gli avversari con dei passaggi geniali spesso capaci di mandare in rete in suoi compagni.
Il portoghese, più che fornire assist ai compagni, predilige sviluppare da solo l’azione per poi quasi sempre segnare nel suo solito modo spettacolare, anche se ultimamente, alla Juve, si è riscoperto assist-man mandando diverse volte in porta il suo compagno di reparto Mario Mandžukić.
Un buon primo tocco è sinonimo di un giocatore intelligente e può essere decisivo, cosa di cui Ronaldo è estremamente consapevole. Ricordiamo il suo assurdo stop di schiena contro il Real Sociedad nel 2011. Poi, quando si trova vicino alla porta il suo primo tocco si trasforma sempre in un gol leggendario.
Il primo tocco di Messi, specialmente fuori dall’area di rigore, è fenomenale e spesso l’argentino lo usa per crearsi spazio e battere le difese avversarie, ma dentro all’area di rigore, la consapevolezza del portoghese è superiore a quella di Messi.
Il piede debole: per molti giocatori è davvero una debolezza, ma non per loro due (o perlomeno non del tutto). Ronaldo col sinistro ha segnato molti bei gol, e così anche Messi col destro. Ma la potenza che Ronaldo usa per tirare col sinistro è nettamente superiore rispetto al destro di Messi. Quando si tratta di dribblare, però, quest’ultimo sa utilizzare benissimo entrambi i piedi, Ronaldo un po’ meno.
Insomma, per alcuni, Messi è il migliori, per altri Ronaldo lo superna nettamente, ma di una cosa siamo certi: entrambi sono ormai entrati nell’Olimpo del Calcio.
Di Mariapia Panzardi
Sì, loro due. Gli unici a cui state pensando in questo momento: Cristiano Ronaldo e Lionel Messi.
Da ormai dieci anni questi due fuoriclasse dominano la scena del calcio mondiale. Uno portoghese, l’altro argentino. Uno l’erede di Eusebio, l’altro di Maradona. Due modi di giocare differenti. Due caratteri completamente diversi. Solo una cosa li accomuna: sono i migliori della loro generazione.
Per poterli mettere a confronto in maniera oggettiva utilizzerò diversi criteri: finalizzazione, dribbling, velocità, gioco aereo, passaggi, primo tocco e resistenza del piede debole.
Partiamo da ciò che riesce meglio a entrambi: la finalizzazione. Negli ultimi anni, questi due da soli hanno segnato più gol rispetto a numerose squadre messe insieme.
Il portoghese è un abilissimo finalizzatore: che si tratti di un angolo chiuso o di un tiro dalla lunga distanza, Ronaldo troverà comunque il modo di segnare, questo soprattutto grazie alla sua grande potenza di tiro. Messi, invece, alla potenza preferisce la precisione. Provate a guardare qualcuna delle sue punizioni: se le sbaglia, le sbaglia di poco. Altrimenti, sono sempre spettacolari. Anche su azione, l’argentino magari non buca la rete come fa Ronaldo, ma il suo sinistro riesce comunque a centrare l’angolino.
Il dribbling invece, è tutta un’altra storia. Ai tempi dello United, Ronaldo era uno dei migliori dribblatori al mondo, ma col tempo, il suo dribbling è diventato ripetitivo e ciò lo ha reso abbastanza prevedibile, anche se rimane comunque un buon dribblatore.
Al contrario, Messi ha fatto del dribbling una parte integrante del suo gioco: sembra irreale il modo in cui la palla gli rimane incollata al piede. Grazie alla sua tecnica, è riuscito a complicare la vita a molti esperti difensori, uno su tutti Sergio Ramos.
Un buon attaccante deve saper essere veloce. Questo è un principio fondamentale nel calcio. Quando si tratta di superare i difensori avversari, Ronaldo è fenomenale. La sua grande forze muscolare unita alla sua longilinea struttura fisica gli consente di correre con ampie falcate e di coprire molto campo in poco tempo, soprattutto quando riesce a trovare abbastanza spazio per correre.
Messi corre con brevi falcate, come ci si aspetterebbe da uno della sua statura, e questo gli permette di girarsi meglio e di avere un miglior controllo della palla, infatti in questo modo ha segnato moltissimi gol.
Se c’è una cosa in cui Ronaldo batte nettamente Messi, è il gioco aereo.
C’è comunque da dire che l’argentino è alto appena un metro e settanta, quindi è logico che sfiguri un po’ di fronte al metro e ottantacinque del portoghese.
Ronaldo, però, non salta: vola. La sua stupenda tecnica di salto gli permette di rimanere in aria per molto tempo e di centra con esattezza la porta.
Messi ha sì segnato qualche gol di testa (uno su tutti, quello della finale di Champions del 2009 giocata all’Olimpico, vinta dal Barça proprio contro lo United di Ronaldo), ma non è comunque un grande saltatore.
Quanto ai passaggi, bisogna ammettere che in questo campo Messi è decisamente superiore, complice anche il fatto di aver avuto come maestri gente come Xavi, Guardiola e Iniesta. Il blaugrana è un prolifico assist-man, e anche quando viene marcato da più difensori, riesce a beffare gli avversari con dei passaggi geniali spesso capaci di mandare in rete in suoi compagni.
Il portoghese, più che fornire assist ai compagni, predilige sviluppare da solo l’azione per poi quasi sempre segnare nel suo solito modo spettacolare, anche se ultimamente, alla Juve, si è riscoperto assist-man mandando diverse volte in porta il suo compagno di reparto Mario Mandžukić.
Un buon primo tocco è sinonimo di un giocatore intelligente e può essere decisivo, cosa di cui Ronaldo è estremamente consapevole. Ricordiamo il suo assurdo stop di schiena contro il Real Sociedad nel 2011. Poi, quando si trova vicino alla porta il suo primo tocco si trasforma sempre in un gol leggendario.
Il primo tocco di Messi, specialmente fuori dall’area di rigore, è fenomenale e spesso l’argentino lo usa per crearsi spazio e battere le difese avversarie, ma dentro all’area di rigore, la consapevolezza del portoghese è superiore a quella di Messi.
Il piede debole: per molti giocatori è davvero una debolezza, ma non per loro due (o perlomeno non del tutto). Ronaldo col sinistro ha segnato molti bei gol, e così anche Messi col destro. Ma la potenza che Ronaldo usa per tirare col sinistro è nettamente superiore rispetto al destro di Messi. Quando si tratta di dribblare, però, quest’ultimo sa utilizzare benissimo entrambi i piedi, Ronaldo un po’ meno.
Insomma, per alcuni, Messi è il migliori, per altri Ronaldo lo superna nettamente, ma di una cosa siamo certi: entrambi sono ormai entrati nell’Olimpo del Calcio.
Di Mariapia Panzardi